Tecnologia - CFO di Google lascia

Ho trovato questo interessante articolo che riassume brevemente come mai CFO di Google pensa di girare pagina. Nessuna pensa che abbia detto tutta la verità ma tale intervista da degli interessanti spunti di riflessione:

http://www.italiansinfuga.com/2015/03/11/il-cfo-di-google-si-licenzia-per-passare-piu-tempo-con-la-famiglia/

Riporto la sua spiegazione (e invito caldamente ad andare aldilà del “facile per lui con tutti i soldi che ha….”)
Eccone una traduzione grossolana.
Dopo quasi 7 anni come CFO (Chief Financial Officer), lascerò Google per dedicare più tempo alla mia famiglia.
Sì, so che avete già sentito questa giustificazione [usata molto in ambito lavorativo anglosassone come motivazione da chi non viene ‘licenziato’ ufficialmente ma in pratica sì…. ndr].
Dedichiamo molto ai nostri lavori.
Io di sicuro l’ho fatto.
Non sono alla ricerca di commiserazione, voglio condividere il mio pensiero perché molte persone fanno fatica a raggiungere il giusto equilibrio tra la carriera e la sfera personale.
Questa storia inizia lo scorso autunno.
Un mattino molto presto lo scorso Settembre, dopo aver scalato per tutta la notte e mentre ammiravamo l’alba dal tetto dell’Africa, il monte Kilimangiaro.
Tamar (mia moglie) ed io non ci stavamo solo godendo la vetta ma potevamo vedere, grazie ad una giornata limpidissima, in lontananza, le pianure del Serengeti e tutte le possibili avventure che l’Africa è in grado di offrire.
E all’improvviso Tamar disse “Hey, perché non continuiamo? Esploriamo l’Africa e poi puntiamo verso est e verso l’India, è solo accanto, e siamo già qua. Poi, continuiamo a viaggiare: Himalaya, Everest poi Bali, la Barriera Corallina… Antartide, andiamo a vedere l’Antartide!?”
Mi ricordo che risposi in modo prudente da tipico CFO: “mi piacerebbe continuare a viaggiare ma dobbiamo tornare. Non è il momento giusto. C’è così tanto da fare a Google, con la mia carriera, così tante persone che fanno affidamento su di me/noi…”
Ma poi lei chiese “e quindi quando sarà il momento giusto? Il nostro momento? Il mio momento?”
La domanda rimase sospesa nella fredda aria mattutina africana.
Un po’ di settimane dopo ero felicemente tornato al lavoro ma non potevo dimenticarmi LA domanda: quando è il momento giusto per noi per continuare a…. ?
Iniziò così una riflessione sulla mia/nostra vita.
Grazie a numerose ore di bicicletta lo scorso autunno (il mio posto preferito da introverso) sono arrivato a poche ma ovvie verità:
Primo. I figli hanno lasciato casa.
Due sono all’università, un altro è già laureato e lavora presso una start-up in Africa. Sono persone stupende delle quali siamo veramente fieri.
Tamar merita la maggior parte del riconoscimento.
Ha fatto un lavoro meraviglioso. Semplicemente meraviglioso.
La verità è che per noi due non ci saranno più macchine incrostate di cereali per la colazione, notti in bianco a causa di infezioni alle orecchie, partite di hockey alle 6 del mattino.
Non siamo più necessari a nessuno.
Secondo, quest’estate sto per completare 25-30 di lavoro pressoché continuo (a seconda di come si vuole conteggiare l’esperienza lavorativa).
Ho sostenuto un ritmo frenetico per oltre 1500 settimane.
Sempre allerta anche quando in teoria non dovevo esserlo.
Soprattutto quando non dovevo esserlo.
E ammetto la mia colpa: adoro il mio lavoro (anche ora), i miei colleghi, gli amici, le opportunità per cambiare il mondo.
Terzo, quest’estate Tamar e io festeggeremo il nostro venticinquesimo anniversario.
Quando gli amici dei nostri figli chiedono loro quale è la chiave per il successo del nostro matrimonio, scherzano che abbiamo passato così poco tempo insieme ed “è un po’ presto per dire” se effettivamente il matrimonio avrà successo.
Se solo sapessero quanti stupendi ricordi già abbiamo insieme. Di sicuro ne voglio di più e lei se ne merita di più, molti di più.
La semplice verità è che non trovavo un buon motivo per dire a Tamar che dovevamo aspettare ancora prima di prendere lo zaino e iniziare a viaggiare, festeggiare i nostri 25 anni insieme e gustarci una crisi esistenziale di mezza età piena di beatitudine e lasciare la porta aperta alle opportunità che il fato ci presenterà dopo che il viaggio e l’avventura finiranno.
Lavorare per Google è un privilegio assoluto.
Ho lavorato con i migliori al mondo e so che sto lasciando Google in ottime mani.
Ho fatto tantissime amicizie a Google.
Larry, Sergey, Eric, grazie per la vostra amicizia.
Vi sarò sempre grato per consentirmi di essere me stesso, per la vostra fiducia, il vostro calore, il vostro supporto e per la tante risate durante i bei tempi e durante i tempi meno belli.
Giusto per chiarire, sono ancora qui. Voglio fare una transizione durante i prossimi mesi ma solo dopo avere trovato un/a CFO con le giuste caratteristiche e aiutare lui o lei durante una transizione che richiederà tempo.
In fin dei conti, la vita è meravigliosa ma richiede compromessi, in particolare tra la sfera lavorativa e quella personale.
Fortunatamente ho raggiunto una fase della mia vita dove non devo più compiere difficili scelte. E di ciò sono veramente grato.
Carpe diem.
Patrick

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