Shahim Kamalodin, ricercatore e analista presso l’istituto olandese Rabobank. La sua creatura si chiama “Indice di Vulnerabilità Sovrana” e, da qualche giorno, ha preso a girare in rete dopo aver catturato, per prima, l’attenzione del più importante quotidiano economico europeo: il Financial Times. Si tratta di uno strumento di analisi che misura in senso lato la fragilità della finanza pubblica mettendo insieme in un colpo solo otto diversi indicatori. Dal più classico rapporto debito/Pil fino allo “sforzo” monetario da impiegare per riportare i conti ai livelli pre-crisi. Passando, ed è questo l’aspetto più interessante, dal fantomatico “corruption perception index”, vera e propria chiave di volta dell’analisi.
In questo grafico l'italia è seconda al mondo come tasso di rischio.
A determinare il disastro italiano, spiega infatti Rabobank, è il famigerato “indicatore numero 8”, proprio quel “corruption perception index” che, si legge, misura “la credibilità, la capacità e l’abilità di un governo nel portare avanti le necessarie misure di austerity”. Roma, insomma, aveva promesso rigore e serietà. Ma qualcuno non le ha creduto. I soliti scettici e pessimisti?
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