SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ
DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Parrocchia di San Tommaso da Villanova, Castel Gandolfo
Mercoledì, 15 agosto 2012
Cari fratelli e sorelle,
il 1° novembre 1950, il Venerabile Papa Pio XII proclamava come dogma che la Vergine Maria «terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
Questa verità di fede era conosciuta dalla Tradizione, affermata dai
Padri della Chiesa, ed era soprattutto un aspetto rilevante del culto
reso alla Madre di Cristo. Proprio l’elemento cultuale costituì, per
così dire, la forza motrice che determinò la formulazione di questo
dogma: il dogma appare un atto di lode e di esaltazione nei confronti
della Vergine Santa. Questo emerge anche dal testo stesso della
Costituzione apostolica, dove si afferma che il dogma è proclamato «ad
onore del Figlio, a glorificazione della Madre ed a gioia di tutta la
Chiesa». Venne espresso così nella forma dogmatica ciò che era stato già
celebrato nel culto e nella devozione del Popolo di Dio come la più
alta e stabile glorificazione di Maria: l’atto di proclamazione
dell’Assunta si presentò quasi come una liturgia della fede. E nel
Vangelo che abbiamo ascoltato ora, Maria stessa pronuncia profeticamente
alcune parole che orientano in questa prospettiva. Dice: «D’ora in poi
tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48). E’ una profezia per tutta la storia della Chiesa. Questa espressione del Magnificat,
riferita da san Luca, indica che la lode alla Vergine Santa, Madre di
Dio, intimamente unita a Cristo suo figlio, riguarda la Chiesa di tutti i
tempi e di tutti i luoghi. E l’annotazione di queste parole da parte
dell’Evangelista presuppone che la glorificazione di Maria fosse già
presente al periodo di san Luca ed egli la ritenesse un dovere e un
impegno della comunità cristiana per tutte le generazioni. Le parole di
Maria dicono che è un dovere della Chiesa ricordare la grandezza della
Madonna per la fede. Questa solennità è un invito quindi a lodare Dio, e
a guardare alla grandezza della Madonna, perché chi è Dio lo conosciamo
nel volto dei suoi.
Ma perché Maria viene glorificata con l’assunzione al Cielo? San
Luca, come abbiamo ascoltato, vede la radice dell’esaltazione e della
lode a Maria nell’espressione di Elisabetta: «Beata colei che ha
creduto» (Lc 1,45). E il Magnificat, questo canto al
Dio vivo e operante nella storia è un inno di fede e di amore, che
sgorga dal cuore della Vergine. Ella ha vissuto con fedeltà esemplare e
ha custodito nel più intimo del suo cuore le parole di Dio al suo
popolo, le promesse fatte ad Abramo, Isacco e Giacobbe, facendone il
contenuto della sua preghiera: la Parola di Dio era nel Magnificat
diventata la parola di Maria, lampada del suo cammino, così da renderla
disponibile ad accogliere anche nel suo grembo il Verbo di Dio fatto
carne. L’odierna pagina evangelica richiama questa presenza di Dio nella
storia e nello stesso svolgersi degli eventi; in particolare vi è un
riferimento al Secondo libro di Samuele nel capitolo sesto
(6,1-15), in cui Davide trasporta l’Arca Santa dell’Alleanza. Il
parallelo che fa l’Evangelista è chiaro: Maria in attesa della nascita
del Figlio Gesù è l’Arca Santa che porta in sé la presenza di Dio, una
presenza che è fonte di consolazione, di gioia piena. Giovanni, infatti,
danza nel grembo di Elisabetta, esattamente come Davide danzava davanti
all’Arca. Maria è la «visita» di Dio che crea gioia. Zaccaria, nel suo
canto di lode lo dirà esplicitamente: «Benedetto il Signore, Dio di
Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo» (Lc 1,68).
La casa di Zaccaria ha sperimentato la visita di Dio con la nascita
inattesa di Giovanni Battista, ma soprattutto con la presenza di Maria,
che porta nel suo grembo il Figlio di Dio.
Ma adesso ci domandiamo: che cosa dona al nostro cammino, alla
nostra vita, l’Assunzione di Maria? La prima risposta è: nell’Assunzione
vediamo che in Dio c’è spazio per l’uomo, Dio stesso è la casa dai
tanti appartamenti della quale parla Gesù (cfr Gv 14,2); Dio è
la casa dell’uomo, in Dio c’è spazio di Dio. E Maria, unendosi, unita a
Dio, non si allontana da noi, non va su una galassia sconosciuta, ma chi
va a Dio si avvicina, perché Dio è vicino a tutti noi, e Maria, unita a
Dio, partecipa della presenza di Dio, è vicinissima a noi, ad ognuno di
noi. C’è una bella parola di San Gregorio Magno su San Benedetto che
possiamo applicare ancora anche a Maria: San Gregorio Magno dice che il
cuore di San Benedetto è divenuto così grande che tutto il creato poteva
entrare in questo cuore. Questo vale ancora più per Maria: Maria, unita
totalmente a Dio, ha un cuore così grande che tutta la creazione può
entrare in questo cuore, e gli ex-voto in tutte le parti della
terra lo dimostrano. Maria è vicina, può ascoltare, può aiutare, è
vicina a tutti noi. In Dio c’è spazio per l’uomo, e Dio è vicino, e
Maria, unita a Dio, è vicinissima, ha il cuore largo come il cuore di
Dio.
Ma c’è anche l’altro aspetto: non solo in Dio c’è spazio per
l’uomo; nell’uomo c’è spazio per Dio. Anche questo vediamo in Maria,
l’Arca Santa che porta la presenza di Dio. In noi c’è spazio per Dio e
questa presenza di Dio in noi, così importante per illuminare il mondo
nella sua tristezza, nei suoi problemi, questa presenza si realizza
nella fede: nella fede apriamo le porte del nostro essere così che Dio
entri in noi, così che Dio può essere la forza che dà vita e cammino al
nostro essere. In noi c’è spazio, apriamoci come Maria si è aperta,
dicendo: «Sia realizzata la Tua volontà, io sono serva del Signore».
Aprendoci a Dio, non perdiamo niente. Al contrario: la nostra vita
diventa ricca e grande.
E così, fede e speranza e amore si combinano. Ci sono oggi molte
parole su un mondo migliore da aspettarsi: sarebbe la nostra speranza.
Se e quando questo mondo migliore viene, non sappiamo, non so. Sicuro è
che un mondo che si allontana da Dio non diventa migliore, ma peggiore.
Solo la presenza di Dio può garantire anche un mondo buono. Ma lasciamo
questo.
Una cosa, una speranza è sicura: Dio ci aspetta, ci attende, non
andiamo nel vuoto, siamo aspettati. Dio ci aspetta e troviamo, andando
all’altro mondo, la bontà della Madre, troviamo i nostri, troviamo
l’Amore eterno. Dio ci aspetta: questa è la nostra grande gioia e la
grande speranza che nasce proprio da questa festa. Maria ci visita, ed è
la gioia della nostra vita e la gioia è speranza.
Cosa dire quindi? Cuore grande, presenza di Dio nel mondo, spazio
di Dio in noi e spazio di Dio per noi, speranza, essere aspettati:
questa è la sinfonia di questa festa, l’indicazione che la meditazione
di questa Solennità ci dona. Maria è aurora e splendore della Chiesa
trionfante; lei è la consolazione e la speranza per il popolo ancora in
cammino, dice il Prefazio di oggi. Affidiamoci alla sua materna
intercessione, affinché ci ottenga dal Signore di rafforzare la nostra
fede nella vita eterna; ci aiuti a vivere bene il tempo che Dio ci offre
con speranza. Una speranza cristiana, che non è soltanto nostalgia del
Cielo, ma vivo e operoso desiderio di Dio qui nel mondo, desiderio di
Dio che ci rende pellegrini infaticabili, alimentando in noi il coraggio
e la forza della fede, che nello stesso tempo è coraggio e forza
dell'amore. Amen.