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Sink Holes
sink holes sono i giganteschi fori nel suolo dalla circonferenza perfetta o quasi: essi si aprono all’improvviso di solito in corrispondenza di strade, sia in città sia in zone rurali. Le pareti interne delle voragini, profonde alcune decine di metri, sono di solito lisce. La precisione del perimetro ha indotto alcuni ricercatori ad escludere che i sink holes siano manifestazioni naturali, ma che siano creati con potenti armi satellitari. Sono comunque la dimostrazione – se ancora se ne avvertisse l’esigenza – di un tempo in cui la tecnologia, assurta a strumento di controllo e di morte, è tutt’uno con una volontà diabolica. Le legioni delle tenebre hanno invaso silenziosamente la Terra e, come predisse Steiner al principio del XX secolo, molti uomini sono oggi soggiogati da distruggitrici entità ahrimaniche.



S.S. Sacramento disquisizione teologale di san Tommaso D'Acquino
O prezioso e meraviglioso convito!
Dalle «Opere» di san Tommaso d'Aquino, dottore della Chiesa
(Opusc. 57, nella festa del Corpo del Signore, lect. 1-4)
Dalle «Opere» di san Tommaso d'Aquino, dottore della Chiesa
(Opusc. 57, nella festa del Corpo del Signore, lect. 1-4)
L'Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, déi. Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull'altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e gioia senza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più sublime di questo sacramento? Nessun sacramento in realtà é più salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti.
Nessuno infine può esprimere la soavità di questo sacramento. Per mezzo di esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua passione. Egli istituì l'Eucaristia nell'ultima cena, quando, celebrata la Pasqua con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre. L'Eucaristia é il memoriale della passione, il compimento delle figure dell'Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.
Corpus Domini - 26/06/2011 - Omelia del papa sull'eucaristia
BENEDETTO XVI
ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 26 giugno 2011
Cari fratelli e sorelle!
Oggi, in Italia e in altri Paesi, si celebra il Corpus Domini, la festa dell’Eucaristia, il Sacramento del Corpo e Sangue del Signore, che Egli ha istituito nell’Ultima Cena e che costituisce il tesoro più prezioso della Chiesa. L’Eucaristia è come il cuore pulsante che dà vita a tutto il corpo mistico della Chiesa: un organismo sociale tutto basato sul legame spirituale ma concreto con Cristo. Come afferma l’apostolo Paolo: “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1Cor 10,17). Senza l’Eucaristia la Chiesa semplicemente non esisterebbe. E’ l’Eucaristia, infatti, che fa di una comunità umana un mistero di comunione, capace di portare Dio al mondo e il mondo a Dio. Lo Spirito Santo, che trasforma il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo, trasforma anche quanti lo ricevono con fede in membra del corpo di Cristo, così che la Chiesa è realmente sacramento di unità degli uomini con Dio e tra di loro.
29 giugno 2011 - Festa di S.S. Pietro e Paolo - Dai discorsi di Sant'Agostino
Questi martiri hanno visto ciò che hanno predicato
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
(Disc. 295, 1-2. 4. 7-8; PL 38, 1348-1352)
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
(Disc. 295, 1-2. 4. 7-8; PL 38, 1348-1352)
Il martirio dei santi apostoli Pietro e Paolo ha reso sacro per noi questo giorno. Noi non parliamo di martiri poco conosciuti; infatti «per tutta la terra si diffonde la loro voce ai confini del mondo la loro parola» (Sal 18, 5). Questi martiri hanno visto ciò che hanno predicato. Hanno seguito la giustizia. Hanno testimoniato la verità e sono morti per essa.
Il beato Pietro, il primo degli apostoli, dotato di un ardente amore verso Cristo, ha avuto la grazia di sentirsi dire da lui: «E io ti dico: Tu sei Pietro» (Mt 16, 18). E precedentemente Pietro si era rivolto a Gesù dicendo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16, 16). E Gesù aveva affermato come risposta: «E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16, 18). Su questa pietra stabilirò la fede che tu professi. Fonderò la mia chiesa sulla tua affermazione: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Tu infatti sei Pietro. Pietro deriva da pietra e non pietra da Pietro. Pietro deriva da pietra, come cristiano da Cristo.
Il Signore Gesù, come già sapete, scelse prima della passione i suoi discepoli, che chiamò apostoli. Tra costoro solamente Pietro ricevette l'incarico di impersonare quasi in tutti i luoghi l'intera Chiesa. Ed è stato in forza di questa personificazione di tutta la Chiesa che ha meritato di sentirsi dire da Cristo: «A te darò le chiavi del regno dei cieli» (Mt 16, 19). Ma queste chiavi le ha ricevute non un uomo solo, ma l'intera Chiesa. Da questo fatto deriva la grandezza di Pietro, perché egli è la personificazione dell'universalità e dell'unità della Chiesa. «A te darò» quello che è stato affidato a tutti. E' ciò che intende dire Cristo. E perché sappiate che è stata la Chiesa a ricevere le chiavi del regno dei cieli, ponete attenzione a quello che il Signore dice in un'altra circostanza: «Ricevete lo Spirito Santo» e subito aggiunge: «A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20, 22-23).
Giustamente anche dopo la risurrezione il Signore affidò allo stesso Pietro l'incombenza di pascere il suo gregge. E questo non perché meritò egli solo, tra i discepoli, un tale compito, ma perché quando Cristo si rivolge ad uno vuole esprimere l'unità. Si rivolge da principio a Pietro, perché Pietro è il primo degli apostoli.
Non rattristarti, o apostolo. Rispondi una prima, una seconda, una terza volta. Vinca tre volte nell'amore la testimonianza, come la presunzione è stata vinta tre volte dal timore. Deve essere sciolto tre volte ciò che hai legato tre volte. Sciogli per mezzo dell'amore ciò che avevi legato per timore.
E così il Signore una prima, una seconda, una terza volta affidò le sue pecorelle a Pietro.
Un solo giorno è consacrato alla festa dei due apostoli. Ma anch'essi erano una cosa sola. Benché siano stati martirizzati in giorni diversi, erano una cosa sola. Pietro precedette, Paolo seguì. Celebriamo perciò questo giorno di festa, consacrato per noi dal sangue degli apostoli.
Amiamone la fede, la vita, le fatiche, le sofferenze, le testimonianze e la predicazione.
29 giugno - Festa dei S.S. apostoli Pietro e Paolo
La festa dei santi apostoli nella tradizione siro-occidentale
Pietro ha superato il sole
e Paolo la luna
di Manuel Nin
La festa degli apostoli Pietro e Paolo il 29 giugno è celebrata in tutte le Chiese cristiane di oriente e occidente, e in alcune tradizioni orientali è preceduta da un periodo di digiuno (quaresima) dalla durata variabile. Nelle tradizioni liturgiche orientali il giorno successivo sono poi celebrati i dodici apostoli, discepoli del Signore, testimoni della sua risurrezione e predicatori del suo Vangelo nel mondo intero. La tradizione patristica e liturgica siro-occidentale molto spesso congiunge i due apostoli. Così Efrem il Siro, benché nutra una particolare stima per Pietro, li contempla quasi sempre in modo unico. In uno dei suoi inni sulla crocifissione di Cristo infatti egli afferma: «Che l’oriente offra a Cristo una corona con i suoi fiori: Noè, Sem, l’illustre Abramo, i magi benedetti e la stella. L’occidente offra due corone sfavillanti, il cui profumo si è diffuso ovunque. L’occidente nel quale tramontò la coppia di astri, i due apostoli sepolti che vi fanno sfavillare raggi mai tramontati. Ecco Simone ha superato il sole e l’Apostolo ha eclissato la luna».
Nell’ufficiatura vespertina siro-occidentale troviamo un sedro — composizione liturgica anonima in prosa poetica sulla festa — che costituisce una lode a Pietro e Paolo. Sin dall’inizio, dà a Pietro il titolo di «capo degli apostoli» e a Paolo quello di «vaso di elezione» (Atti degli apostoli, 9, 15); quindi li paragona a «colonne forti» su cui la Chiesa viene edificata: «A te la lode, Cristo Dio nostro, il cui regno si espande nel cielo e nella terra, che hai innalzato nella tua Chiesa due colonne forti e magnifiche, Pietro il capo degli apostoli e Paolo vaso di elezione, e hai dato loro il tuo aiuto affinché ti imitino nel dare la propria vita per le loro pecore spirituali». Il testo sottolinea come la scelta degli apostoli da parte di Cristo è per loro un dono di sapienza, un passaggio, quasi una conversione, dall’ignoranza alla conoscenza.
Il sedro descrive poi la santità di Pietro, primo nella confessione della fede, esempio di pentimento dopo il tradimento: «Tra i tuoi discepoli tu hai collocato un fondamento e un capo: Pietro, sublime nella perfezione. A lui tu hai rivelato per primo i divini insegnamenti e i misteri, e lo hai costituito modello ed esempio dei peccatori che si pentono. Essendo il capo e primo dei suoi fratelli l’hai mandato a Roma, la grande capitale». Viene poi la descrizione del persecutore diventato apostolo: «Poi ti sei apparso a Paolo che perseguitava i discepoli, l’hai illuminato nel cammino e ne hai fatto un vaso di elezione, riempiendolo di rivelazioni sublimi ed elevate, e hai insegnato a lui i tuoi divini misteri. Ha percorso tutte le strade della terra volando come aquila del volo rapido, e ha riempito il mondo con l’annuncio di vita: ha ammonito re e principi, incoraggiato i deboli e alla fine ha chinato la testa al taglio della spada e ricevuto la corona del martirio assieme a Pietro, capo degli apostoli».
Seguono dodici invocazioni che iniziano tutte con la stessa formula: «Pace a voi apostoli Pietro e Paolo, coltivatori e agricoltori zelanti che avete sradicato dalla terra le erbe delle dottrine sbagliate e le spine dell’errore. Pace a voi, Pietro e Paolo, pescatori abili, perché nelle reti del Vangelo avete salvato le anime degli uomini». Cinque altre invocazioni contemplano Pietro e Paolo nel loro ruolo di apostoli, garanti della professione di fede, predicatori della verità della croce di Cristo, annunciatori della fede da Gerusalemme sino ai confini del mondo: «Pace a voi, illustri apostoli Pietro e Paolo, principi degli eserciti del re celeste e garanti dei tesori della sua divinità. Pace a voi, Pietro e Paolo, apostoli scelti, capi che avete fatto ammutolire l’empietà dei re pagani con la testimonianza della verità e dell’autenticità della croce. Pace a voi, Pietro e Paolo, apostoli benedetti, vero oro puro, perché i raggi del vostro insegnamento risplendono per tutta la terra e la illuminano. Pace a voi, Pietro e Paolo, grandi apostoli, predicatori della vera fede che da Gerusalemme avete portato la buona novella a tutto il mondo».
Una delle invocazioni ancora li paragona a un grappolo d’uva pressato, con un riferimento al martirio, e il cui vino è annuncio del Vangelo: «Pace a voi, Pietro e Paolo, apostoli virtuosi, grappoli mistici, pressati dagli empi ma il cui vino ha annunciato per tutta la terra il vero Dio, e tutti gli uomini lo hanno adorato». L’ultima invocazione riprende l’immagine di Pietro e Paolo come colonne della Chiesa edificata su di loro: «Pace a voi, Pietro e Paolo, colonne e fondamento della santa Chiesa, perché contro di essa non può niente la forza dell’inferno».
(©L'Osservatore Romano 29 giugno 2011)
P4 - Bisignani: “E’ un governo che non fa più niente, non funziona più”
Il commento top, intercettato, di Bisignani che, sul governo Berlusconi, ha un’idea ben precisa. E la spiega all’amministratore delegato dell’Eni, suo uomo di fiducia, Paolo Scaroni, il 25 ottobre 2010: “E’ un governo che non fa più niente, non funziona più”.
Ecco un po di intercettazioni:
Scaroni: …sto andando ad Arcore…
Bisignani: calcola che lui è… abbastanza giù, molto polemico col tuo diretto interessato, però, insomma, lascerei perdere perché se no poi…
S: Con chi con…?
B: Giulio, sì, sì
S: Eh, lo so, oggi Draghi mi ha detto delle cose pazzesche di Giulio (…)
B: La situazione è assolutamente fuori controllo (…) secondo me, il discorso che gli puoi fare tu dall’esterno e che, secondo me, lui può apprezzare, gli devi dire… qual è l’urgenza maggiore che hai? Se è quella di fare l’accordo sulla giustizia, mettiti d’accordo con Fini e falla finita, se non è quella vai alle elezioni, però la cosa peggiore che stai… che sta succedendo è questa “morta cora” complessiva, con tutti i ministri in rivolta (…) l’ unica cosa che non si può fare è andare avanti in questo modo… per cui o fai l’accordo mangiando tutto quello che devi mangiare, però lo consideri necessario oppure chiudi la partita (…) Io questo gli direi, perché all’estero questo spettacolo di… di un Governo che non fa più niente non funziona più (…)”.
D’Agostino: tesoro mio lei non centra un cazzo però a un certo punto gli ho detto perché ha detto quella cosa. .. io non ho visto la puntata (…) era in trasmissione ad Annozero hanno affrontato su chi c’è dietro Dagospia c’ha la faccia del culo… chi c’è dietro alla Carfagna vogliamo scrivere?
B: gli hai detto, no?
D’A: certo … quello che ho fatto io per fermare a (inc.) ho azzerato tutti pettegolezzi di.. della Carfagna e di Bocchino insieme all’hotel Vesuvio in accappatoio mentre arriva mezza Roma (Mezzaroma è il cognome del compagno della Cafagna, ndr) allora dovevamo scrivere questo .. ma vaffanculo allora dice (inc.) stiamo in guerra tu tutti i giorni attacchi Fini e Tulliani (…) poi è un idiota anche perché c’ha quest’altra scema della Carfagna, no (…) che è sempre più matta perché, l’ultima che mi hanno detto che lei vuole … vuole veramente .. pretende davvero la mano di Berlusconi, la sai l’ultima? Veramente vuole che Berlusconi la prenda … la impalmi.
B: ma cose da pazzi…
Ecco un po di intercettazioni:
Scaroni: …sto andando ad Arcore…
Bisignani: calcola che lui è… abbastanza giù, molto polemico col tuo diretto interessato, però, insomma, lascerei perdere perché se no poi…
S: Con chi con…?
B: Giulio, sì, sì
S: Eh, lo so, oggi Draghi mi ha detto delle cose pazzesche di Giulio (…)
B: La situazione è assolutamente fuori controllo (…) secondo me, il discorso che gli puoi fare tu dall’esterno e che, secondo me, lui può apprezzare, gli devi dire… qual è l’urgenza maggiore che hai? Se è quella di fare l’accordo sulla giustizia, mettiti d’accordo con Fini e falla finita, se non è quella vai alle elezioni, però la cosa peggiore che stai… che sta succedendo è questa “morta cora” complessiva, con tutti i ministri in rivolta (…) l’ unica cosa che non si può fare è andare avanti in questo modo… per cui o fai l’accordo mangiando tutto quello che devi mangiare, però lo consideri necessario oppure chiudi la partita (…) Io questo gli direi, perché all’estero questo spettacolo di… di un Governo che non fa più niente non funziona più (…)”.
D’Agostino: tesoro mio lei non centra un cazzo però a un certo punto gli ho detto perché ha detto quella cosa. .. io non ho visto la puntata (…) era in trasmissione ad Annozero hanno affrontato su chi c’è dietro Dagospia c’ha la faccia del culo… chi c’è dietro alla Carfagna vogliamo scrivere?
B: gli hai detto, no?
D’A: certo … quello che ho fatto io per fermare a (inc.) ho azzerato tutti pettegolezzi di.. della Carfagna e di Bocchino insieme all’hotel Vesuvio in accappatoio mentre arriva mezza Roma (Mezzaroma è il cognome del compagno della Cafagna, ndr) allora dovevamo scrivere questo .. ma vaffanculo allora dice (inc.) stiamo in guerra tu tutti i giorni attacchi Fini e Tulliani (…) poi è un idiota anche perché c’ha quest’altra scema della Carfagna, no (…) che è sempre più matta perché, l’ultima che mi hanno detto che lei vuole … vuole veramente .. pretende davvero la mano di Berlusconi, la sai l’ultima? Veramente vuole che Berlusconi la prenda … la impalmi.
B: ma cose da pazzi…
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