Interviste - Intervista a Dario Fo

ecco qualche spunto che ritengo interessante dell'intervista di Dario Fo, l'articolo integrale qui:

http://antefatto.ilcannocchiale.it/post/2492150.html


<...Di conseguenza la “soffiata” è stata determinante per scansare. Ma torniamo ai tuoi predecessori: quale ti è più vicino? Pirandello presumo, per certi versi, oppure no?

No, meno vicino Pirandello. Invece, Quasimodo: io lo amavo molto, anche perché mi ha fatto conoscere i greci; i grandi poeti greci e anche il teatro greco perché ho parlato con lui. Eravamo legati da un pensiero, da un modo di vedere, da una ideologia: termine che adesso è proibito......>



<...Per carità, non si può dire. Oggi come sai, c’è una ideologia determinante che è quella del non avere ideologie: non sanno che è un’ideologia...Ma a proposito del Premio, al di là del fare uscire o non fare uscire il nome, c’è tutta una trama dietro, dei risvolti, dei misteri dietro la consegna di questo premio, no? Che cosa succede esattamente?

Una cosa che ho scoperto dopo: quando sono andato a ricevere il premio, nei giorni ancora prima che ci fosse il rito, ho incontrato i maestri, i dottori li chiamano...coloro che hanno deciso di dare il premio, che hanno deciso di offrire il premio a me. Sono parecchi, io ne ho contati quindici, importantissimi; legati a tutte le categorie che sorreggono e sostengono il discorso della letteratura, del teatro dell’espressione e via dicendo. E la cosa che mi ha sorpreso, è il lavoro che fanno sulla scelta. Io sono entrato in una stanza dove c’erano alcuni concorrenti, alcuni che poi sono stati premiati dopo. Ho visto già i libri...perché lo preparano anche vent’anni prima e poi ho scoperto che c’erano anche dei testi, miei, che io avevo perduto, e loro li avevano...Volevo dire, che nel premio Nobel, oltre che la scrittura o la messa in scena in questo caso, è valutata e approfondita la tua vita. Cioè che cosa hai fatto, come ti sei comportato, che cosa hai usato della tua vita nella società e nella collettività...>


<...E poi arriviamo a Berlusconi, che nel 1997 disse “i giullari prendono il premio Nobel”...

Ma la cosa che fa paura è di nuovo l’ignoranza. Un’ignoranza abissale. Io non so dove abbia studiato la letteratura, se l’ha studiata, perché è chiaro che i più grandi giullari, che so’: Bonvesin della Riva, Bescapè, erano delle persone di una cultura straordinaria… se pensi alla struttura per mettere in piedi “il dolce stil novo”, vedi che è venuto dallo studio di tutti i più grandi poeti italiani di allora presso i giullari. Credere che i giullari come i comici siano...

...siano stipati nel cassetto dei cialtroni...

...erano laureati, notai, gente che sapeva leggere, che conosceva il greco, gli unici. Gente che sorpassavano i sacerdoti, gli scienziati della chiesa...Certo, essere convinti che “giullare” sia il termine dispregiativo e soprattutto che questi siano dei cialtroni, barzellettieri da poco conto, vuol dire non conoscere la letteratura. Dante Alighieri si è raccolto tutto quello che avevano scritto i giullari o era stato riscritto da altri per strutturare l’impianto di un nuovo modo di esprimersi. E di scrivere....>

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