Ora come allora - Resistere, resistere, resistere.... Intervista a Borrelli

Intervista rilasciata ad Andrea Montanari su Repubblica. 

Francesco Saverio Borrelli, ex capo del pool Mani Pulite, cosa prova oggi nel veder utilizzato contro i magistrati di Milano il suo motto del 2002 "Resistere, resistere, resistere"?
«Una sensazione sgradevole nel veder rovesciato il senso di ciò che intendevo dire per utilizzarlo contro la legalità. Ma sono una persona liberale e quindi tollerante. Del resto, anche quando feci quel discorso erano ormai passate molte stagioni da Mani Pulite ed eravamo in pieno berlusconismo».

Allora, però, davanti a Palazzo di Giustizia si manifestava a favore dei magistrati.
«Non per tutta la durata dell´inchiesta Mani Pulite. Ci sono state manifestazioni perfino imbarazzanti nella stagione iniziale, poi gradatamente, ed è triste dirlo, ha prevalso quell´assuefazione tipica del nostro Paese verso prassi poco ortodosse o interessi personali. L´italiano medio preferisce avere delle vie di fuga come le raccomandazioni per perseguire i suoi interessi. Finché si è trattato di far rotolare qualche testa nella polvere andava bene, quando il cittadino si è sentito toccato nei suoi piccoli intrallazzi ha prevalsa la voglia di dire basta». 

Intende dire che oggi la stagione di Mani Pulite non sarebbe più possibile?
«Non so se oggi Mani Pulite avrebbe lo stesso successo. Non voglio generalizzare, ma temo che con il consolidamento del regime berlusconiano ci sia stato un ottenebramento della sensibilità media dei cittadini. Ho l´impressione che quell´invito a resistere come su una linea del Piave oggi non sarebbe raccolto. C´è stato uno sfarinamento della sensibilità per la cultura della legalità».

Sembra rassegnato.
«Giammai. Ma certamente, come del resto abbiamo sostenuto fin dall´inizio, non si può contare solo sull´azione di repressione giudiziaria. Ci vorranno diverse generazioni per ricostruire questa sensibilità verso la legge».

Cosa risponde a chi, come Giuliano Ferrara, accusa di puritanesimo chi protesta contro Berlusconi?
«Mi sembra chiarissimo che fin dal primo momento ci sia stato un tentativo di mescolare il piano giuridico processuale con un altro che attiene più al buon gusto o all´estetica».
Si spieghi meglio. «È stata creata ad arte una confusione per convincere la gente a dare un giudizio negativo su questa indagine. Con l´accusa di puritanesimo e di voler guardare dal buco della serratura. Dimenticando che lo spettacolo non è poi così commendevole per un capo di governo». 

Dunque?
«La risposta non deve essere affidata alla repressione moralistica dei comportamenti. Se Berlusconi vuole cenare con 25 ragazze lo faccia. Quello che è intollerabile è che dovendosi difendere dalle accuse, i suoi colonnelli stiano studiando riforme di carattere processuale e sostanziale con il solo scopo di sottrarlo al giudizio del tribunale. Questa è la cosa più grave. Una prassi vergognosa che non sarebbe possibile in nessun altro paese civile». 

Come se ne esce, visto che gli appelli del Capo dello Stato sono caduti nel vuoto?
«Non c´è uno scontro tra poteri dello Stato. Il fatto che ci sia un processo e che una delle parti in causa sia un politico non significa che politica e potere giurisdizionale debbano essere l´un contro l´altro armati. La magistratura non è contro la politica. Abbiamo assistito, questo sì, a un vero e proprio vilipendio della magistratura e dell´intero ordine giudiziario. Quando si è detto che i magistrati sono antropologicamente diversi dagli altri o che solo chi soffre di distorsioni mentali può abbracciare la carriera di magistrato. Il vilipendio è un reato, mi stupisco che finora nessuno lo abbia sottolineato».

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