Inizia così la lettera di un cittadino (e presidente di un'associazione per la tutela dell'ambiente) al premier
''Gentile Presidente del Consiglio, mi avvalgo (mi consenta) di un pizzico di ironia, parimenti a quanto Lei attua ripetutamente e in modo veramente divertente in molti interventi pubblici, per richiamare la Sua preziosa attenzione su temi sociali e ambientali connessi e sempre più ingestibili''... .
"Sono semplicemente un cittadino (non “comunista”) - continua la lettera - che ha qualche osservazione da fare e qualcosa da chiedere urgentemente, ritenendo che ciò sia utile non personalmente ma alla collettività attuale e futura. Legittimato dalle necessità e analogie ironiche, vorrei pertanto inviarle in dono per il suo compleanno, solamente se Lei gradisce, una bambola gonfiabile di bella presenza: la quale ha la prerogativa di essere discreta, utilizzabile senza problemi anche se non sono trascorsi 18 anni dalla data di fabbricazione, di livello intellettivo e morale paritario a quello di molte altre persone circolanti in Italia; la quale non occorre retribuire per qualsivoglia prestazione oppure crearle presupposti economici per intraprendere attività economiche, da cui non c’è da attendersi richieste di ogni genere, cui non occorre conferire incarichi istituzionali. L’unico lato negativo è che non può divenire un parlamentare e contribuire responsabilmente a rafforzare nei voti le azioni di governo.
Ma lasciando l’ironia vorrei adesso rivolgere seriamente lo sguardo, e quindi richiamare la Sua considerazione, verso alcuni avvenimenti interconnessi, ormai datati ma irrisolti e aggravatisi consistentemente. Posso citare inizialmente la situazione dei rifiuti che si manifesta eclatante in Campania ma che attraversa l’Italia con punte preoccupanti variamente anche in Sicilia, Lazio, Toscana ed altrove, anche se apparentemente in modo non altrettanto drastica, rammentando che tali crisi non sono solo quelle dei rifiuti solidi urbani ma anche di tutte le altre tipologie (es. speciali, tossici). Lei valuti (assieme al Ministro Tremonti) anche solo quanto è il costo di gestione e smaltimento dei rifiuti in tutte le sue sfaccettature. I rifiuti sono lo specchio di una società industriale consumista che divora energia, materie prime e territorio, al contempo diseducando i cittadini alla consapevolezza e necessità di procedere verso comportamenti e organizzazioni sociali del tutto diverse e responsabili. Più governi, non solo il Suo, per motivi e ideologie diverse, hanno comunque tardato e disatteso concrete e risolutive innovazioni adeguate alla vera sostenibilità ambientale: adesso è ancora più difficile risalire dall’abisso che abbiamo toccato. La necessità di risolvere a monte (non a valle con la sola termocombustione, che è emissiva e dissipativa, e la collocazione in discarica) il problema dei rifiuti solidi urbani si trascina appresso, immediatamente e positivamente, altre soluzioni collegate: occorre intervenire, in tempi estremamente contenuti, sulla eliminazione dei contenitori per liquidi alimentari usa e getta (bottiglie plastica, tetrapak e tetrabrik, lattine) tornando a sostituirle con contenitori di vetro riutilizzabili e assegnando ad essi un consistente valore del vuoto a rendere (e affidando ai vettori di distribuzione anche il compito del ritiro con ulteriore risparmio); occorre rendere riutilizzabili i contenitori per frutta e verdura, pesce, di uso quotidiano che in grande quantità viene eliminato quotidianamente nei mercati; occorre eliminare dal commercio stoviglie e posate di plastica usa e getta consentendone l’uso dove veramente indispensabile (reparti ospedalieri di infettivologia ecc.); si può rendere obbligatorio il riuso di contenitori plastici per detersivi liquidi; occorre standardizzare e rendere riutilizzabili gli imballaggi di ogni elettrodomestico e prodotto commerciale di natura diversa; occorre intervenire sulle produzioni di arredamento affinché la qualità permanga nel tempo e nell’usato che può divenire oggetto di commercio secondario. E cambiare la tassazione dei rifiuti spostandola essenzialmente sull’oggetto acquistato in relazione proporzionale al suo smaltimento. Questa sintesi, non esaustiva, che in evidenza permette di ridurre in modo notevole tutto quanto va a costituire i r.s.u. e connessi, si deve affiancare ad un obbligo di raccolta differenziata totale e uniforme sul territorio nazionale. Quantità normali di rifiuti differenziati tolgono anche gli appetiti della malavita.
Parimenti, il tema, include la tipologia e la quantità di produzione di energia elettrica: se l’industria produce (producesse) solo ciò che serve nel migliore e più durevoli dei modi, affrancandosi dai criteri consumistici, ne deriva un forte ridimensionamento delle effettive necessità nazionali in senso quantitativo. Con un immediato ritorno favorevole sulla bilancia dei pagamenti. In senso qualitativo diviene oltremodo più facile, conseguentemente ai nuovi obbiettivi economici, rivolgersi alla produzione di energia pulita e rinnovabile in modo diffuso, tecnicamente e costituzionalmente corretto: l’eolico (ricordando quanto fosse diffuso anticamente in Sicilia e quindi in Toscana) va realizzato in modo dimensionalmente diversificato e dove c’è sufficiente vento, quindi dove non costituisce deterioramento paesistico; il fotovoltaico deve essere realizzato in modo diffuso senza che vada anch’esso a costituire detrimento paesistico e analogamente per il solare termico (coproduzione per uso sanitario e riscaldamento): sovviene la possibilità di privilegiare, per esempio, per il fotovoltaico quelle facili e congrue soluzioni collocative sui tetti di edifici pubblici, fabbriche, capannoni, rimessaggi agricoli e stalle, parcheggi, edilizia abitativa idonea ma anche lungo le autostrade e le strade di grande comunicazione dove i pannelli potrebbero anche integrare la funzionalità delle barriere antirumore o assumere funzionalità antivento. Non meno importante la possibilità integrativa dello sfruttamento idroelettrico dai piccoli salti d’acqua (sbarramenti-pescaie su tutti i corsi d’acqua del paese) rammentando quanto fosse diffusa un tempo l’utilizzazione della forza meccanica delle ruote idrauliche che oggi diverrebbe produttiva di elettricità. Del tutto legittimo anche rammentare la necessità parallela di risparmiare le sempre più costose e rare fonti tradizionali (giacimenti petroliferi eccetera) che hanno utilizzazioni anche importanti e diverse dalla autotrazione e produzione di energia elettrica e per il noto motivo dell’effetto serra e conseguenze diversificate (infine con riflessi economici); anche in questo caso dovrebbe essere adeguata/convertita con immediatezza la distribuzione merci su lunga e media distanza privilegiando coercitivamente treno e nave assieme alle filiere corte delle produzioni, evitando importazioni di prodotti per i quali il nostro paese è autosufficiente (limitazione selettiva e intelligente della globalizzazione). Ancora l’industria dovrebbe affrancarsi da produzioni obsolete e negative nel settore del trasporto privato, quali SUV, ultrasportive e simili.
L’energia nucleare (purtroppo auspicata anche da altre forze politiche e dalla Confindustria, per visioni tradizionaliste e semplicisticamente riduttive), giustamente definita appartenente al passato anche e non solo per l’esaurimento dell’Uranio, deve assolutamente essere evitata in quanto il suo unico aspetto favorevole, di non contribuire all’effetto serra, è annullato totalmente dai problemi posti dalla sicurezza (e tutela della salute) per la produzione-trasporto-ritrattamento del combustibile, per le fasi di costruzione, funzionamento, dismissione degli impianti e successivamente su tempi lunghissimi per la gestione-conservazione delle scorie. Come detto, del resto, tanta energia è richiesta solo se si pensa di continuare a gestire un sistema economico energivoro e dalle conseguenze devastanti che già oggi ha fatto oltrepassare alla nazioni industrializzate il valore di equilibrio determinato dai parametri valutativi dell’Impronta Ecologica. Se una nuova organizzazione sociale ed economica, che affonda le sue radici in un oggettivismo scientifico e non ideologico, lascia intravedere problemi per alcune attività produttive, l’enorme risparmio generale che deriva dai nuovi assetti può essere riconvertito adeguatamente nelle necessità indicate, assieme ad un moderno criterio che assolva alla stabilità ed alla solidarietà distributiva della ricchezza morigerata. Cestinando anche il classico concetto e valore fino ad oggi erroneamente attribuito al P.I.L.. La preoccupazione è nell’osservare le quotidianità politiche e imprenditoriali, e frequentemente delle culture collettive, così lontane da quanto descritto.
Auspicando (la speranza è l’ultima a morire) possa essere colto e accolto il messaggio nell’operatività piena dell’azione del Governo, ringrazio della Sua attenzione. Per una riforma complessiva dell’economia e dell’organizzazione sociale, coraggiosa e lungimirante, ritengo potreste passare effettivamente alla storia, non altrimenti per pericolosi e precari (geologicamente parlando) “ponti sullo Stretto” o analoghi eccessi, o ancora altro. Nessuna storia e memoria positiva, quindi, per tutti coloro che sostengono il facile, mediocre e anacronistico consumismo ovvero la cosiddetta “crescita”. Con osservanza e con i più distinti saluti".
Leonardo Mastragostino
Presidente Ass. IL PANETA per la Tutela della natura e dell’Ambiente, della salute, del Patrimonio Storico e Paesaggistico.
Presidente Ass. IL PANETA per la Tutela della natura e dell’Ambiente, della salute, del Patrimonio Storico e Paesaggistico.
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