Non sono leghista ma sottoscrivo queste parole senza demagogia ne retorica:
Questo l’intervento del capogruppo di Lega Nord Toscana Mario Razzanelli
“Grazie a Dio viviamo in un paese civile, dove non si tortura
o si uccide chi commette dei crimini, e per questo non possiamo
chiudere gli occhi davanti al drammatico sovraffollamento delle nostre
carceri.
Occorre però al proposito fare un ragionamento basato sulla realtà dei fatti. Il sovraffollamento è frutto innanzitutto della catena di crimini commessi principalmente da extracomunitari, che troppo spesso in carcere stanno per pochi mesi, e una volta usciti reiterano il reato. E allora, se è giusto accogliere chi nel nostro Paese viene per lavorare, al tempo stesso è doveroso rispedire a casa sua chi invece viene e commette crimini talvolta gravi.
Un altro aspetto importante, per risolvere strutturalmente i problemi delle nostre strutture carcerarie, è rappresentato dalla reale rieducazione dei detenuti, rieducazione che è impossibile se non si insegna un lavoro a chi un giorno uscirà e deve reinserirsi nella società.
Attenzione però: occorre distinguere tra reato e reato. Ho vissuto personalmente – purtroppo – un episodio che dovrebbe far riflettere i ‘buonisti’ di sinistra. Mio figlio è stato aggredito di sera in pieno centro. Per fortuna, non ha reagito, e la cosa non ha avuto ulteriori conseguenze. Ebbene, dieci giorni dopo il responsabile dell’aggressione è stato arrestato: addosso aveva un coltello con una lama di 18 centimetri. Mi domando: cosa sarebbe successo se mio figlio avesse reagito e fosse stato ammazzato? Ringrazio ancora la Divina Provvidenza per mio figlio, ma per chi uccide deliberatamente una persona inerme, non c’è rieducazione né reinserimento possibile. Si deve chiudere la cella e buttare la chiave”.
Occorre però al proposito fare un ragionamento basato sulla realtà dei fatti. Il sovraffollamento è frutto innanzitutto della catena di crimini commessi principalmente da extracomunitari, che troppo spesso in carcere stanno per pochi mesi, e una volta usciti reiterano il reato. E allora, se è giusto accogliere chi nel nostro Paese viene per lavorare, al tempo stesso è doveroso rispedire a casa sua chi invece viene e commette crimini talvolta gravi.
Un altro aspetto importante, per risolvere strutturalmente i problemi delle nostre strutture carcerarie, è rappresentato dalla reale rieducazione dei detenuti, rieducazione che è impossibile se non si insegna un lavoro a chi un giorno uscirà e deve reinserirsi nella società.
Attenzione però: occorre distinguere tra reato e reato. Ho vissuto personalmente – purtroppo – un episodio che dovrebbe far riflettere i ‘buonisti’ di sinistra. Mio figlio è stato aggredito di sera in pieno centro. Per fortuna, non ha reagito, e la cosa non ha avuto ulteriori conseguenze. Ebbene, dieci giorni dopo il responsabile dell’aggressione è stato arrestato: addosso aveva un coltello con una lama di 18 centimetri. Mi domando: cosa sarebbe successo se mio figlio avesse reagito e fosse stato ammazzato? Ringrazio ancora la Divina Provvidenza per mio figlio, ma per chi uccide deliberatamente una persona inerme, non c’è rieducazione né reinserimento possibile. Si deve chiudere la cella e buttare la chiave”.
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